La coppia che desidera un figlio che non arriva è sottoposta a molteplici stress psicofisici che possono mettere in crisi sia l’identità individuale maschile e femminile, sia la capacità della coppia stessa di sostenere e proteggere i due partner.
L’infertilità è considerata una “variabile imprevista” nel ciclo di vita della famiglia ed è un evento che comporta la riorganizzazione degli equilibri dell’intero sistema familiare: la difficoltà a concepire un bambino non mette in discussione solo la possibilità per la coppia di diventare genitori, ma anche quella per i familiari di diventare nonni o zii.
Posso dire che compito della coppia è quello di costruire un “nido” solido che possa facilitare dal punto di vista psicologico il concepimento; è molto importante che i due partner possano sentirsi sereni e pronti ad accogliere il bambino sia individualmente che in coppia.
Costruire un buon nido significa intrecciare i propri “rametti” con quelli del partner affinché ci si possa sentire sostenuti e protetti; i ramoscelli, infatti, devono proteggere dalle avversità climatiche e dai predatori, che mettono in pericolo la struttura del nido!
La costruzione del nido è un processo che chiama in causa i rapporti di ciascun partner con le proprie famiglie d’origine e la regolazione dei rapporti della coppia con il mondo esterno. Quanto più un nido sarà solido, tanto più gli stress legati al percorso di fecondazione assistita potranno essere superati e tanto più, se il desiderio del figlio non dovesse essere coronato da successo, sarà più facile accogliere nel nido un altro progetto generativo per la coppia.
Immagine: Gannaro Vallifuoco