L’infertilità è un’esperienza stressante che coinvolge ogni aspetto della vita personale e sociale e mina profondamente l’identità maschile e quella femminile: la prima per ciò che concerne il tema della virilità e quindi della capacità di riprodursi come rappresentazione di potenza sessuale; la seconda perché nega l’esperienza della maternità.
Il desiderio di un figlio e il vissuto legato all’infertilità è diverso negli uomini e nelle donne, legato alle differenze di genere e questo può rendere non sempre facile la comprensione reciproca.
Le donne sono al centro dell’attenzione clinica e il loro corpo è sottoposto a molteplici stress.
Intraprendere un percorso di fecondazione assistita significa per una donna affrontare prove molto difficili dal punto di vista personale: innanzitutto vuol dire spogliarsi dei propri vestiti e mostrare le parti intime del proprio corpo allo sguardo di molti. Gli accertamenti clinici, volti ad approfondire le cause mediche dell’infertilità, per la donna sono molteplici e a volte dolorosi. L’aspetto è tutt’altro che irrilevante per il valore che assume il vissuto del corpo nella sterilità. Il corpo che non genera è innanzitutto sentito come inadeguato, vuoto, difettoso, mancante; è un corpo tradito e nello stesso tempo, traditore eppure è anche un corpo vivo, pieno di desiderio e di speranza. Il corpo sterile è un luogo di confitto. Nudo nei suoi timori, bisognoso di ascolto e di attenzione.
Nell’atto di spogliarsi la donna scopre anche la propria fragilità e la mette a nudo di fronte al professionista di turno.
È universalmente riconosciuto che il dolore sia più facile da accettare se non ci si sente soli nell’affrontarlo: la coppia con la sua capacità di fungere da contenitore emotivo per i suoi membri, ha una funzione e una responsabilità determinante. Nel momento in cui due persone consolidano la propria relazione, tanto da decidere di mettere al mondo un bambino, si assumono, infatti, la responsabilità non solo della cura di sé all’interno della relazione, ma anche del benessere dell’altro.
La capacità una donna di accettare una diagnosi di infertilità è direttamente proporzionale alla presenza di un uomo e di una coppia in grado di sostenere e proteggere.
Talvolta sono le donne ad eslcudere gli uomini dal proprio dolore, da un lato nell’intento di proteggerli, dall’altro non considerandoli in grado di capirlo no in fondo. Gli uomini, d’altronde si interessano meno di quanto potrebbero: a volte vivono la fecondazione e il desiderio del figlio come un problema femminile, altre non sanno dove collocarsi e si sentono impotenti rispetto alla sofferenza della propria compagna, altre ancora non riescono ad esprimere e a trovare un posto per la propria.
È solo attraverso l’ascolto e la condivisione delle differenze individuali, d’altronde, che si può davvero superare una diagnosi di infertilità o di sterilità: quando questo accade può essere un’esperienza emotivamente arricchente per la coppia, che si sentirà più solida e più in grado di affrontare con responsabilità reciproca le s de della vita.
Il tempo di attesa, il confronto con i limiti, il farsi carico della differenza dell’altro e al contempo poter affidare la propria possono rappresentare occasioni di crescita per i partner e portare ad esplorare e condividere un’intimità più profonda.