Tirreno del 5 giugno 2020
A cura della giornalista Rosanna Harper
L’emergenza legata al Covid -19 ha stravolto le nostre abitudini, cambiando il modo di approcciarsi alla
quotidianità. La quarantena ha toccato gli stati emotivi delle persone che, in maniera quasi obbligata, e per
oltre due mesi, si sono trovati confinati nelle proprie abitazioni. E anche adesso, con la graduale riapertura
delle città e delle attività, gli effetti del distanziamento e del confinamento si fanno sentire sulle abitudini
delle persone. A parlare degli effetti psicologici del coronavirus, è la dottoressa livornese Marta Simonetti,
psicologa, iscritta all’Ordine degli Psicologi della Toscana, prossima alla specializzazione in Psicoterapia
Familiare. Si parla di “sindrome della capanna”, ovvero la difficoltà a staccarsi dall’ambiente domestico,
dalla casa. Quali sono i suoi effetti? Siamo stati privati della libertà, delle nostre abitudini, tornare alla
piena “normalità” sarà molto destabilizzante proprio come quando ci hanno detto che dovevamo restare a
casa. È come se dovessimo rielaborare un lungo periodo di degenza, è come se facessimo fatica a lasciare la
comfort zone rappresentata dalla propria casa. Cosa potremmo fare per ovviare a queste difficoltà? È
necessario provare a rientrare nella propria routine in maniera graduale, procedendo per tappe senza
pretendere troppo da noi stessi. Se, invece, trovassimo delle difficoltà è consigliabile rivolgersi a degli
specialisti, psicologi o comunque persone che si occupano di salute mentale. Uso delle tecnologie, come
gestirle in modo appropriato senza che diventino una trappola? L’uso delle tecnologia, specie dopo il
lockdown, può avere una doppia faccia, perché sì, ci può mettere in comunicazione con l’esterno, ma allo
stesso tempo, può creare dei limiti proprio con l’esterno stesso, e rinchiuderci nella nostra “capanna”
appunto. Gli smartphone ed i PC possono essere pensati come un confine, che ci protegge ma dovremmo
chiederci: da cosa ci vogliamo proteggere? Si è parlato di riaperture, ma la grande assente è la scuola.
Quali sono gli effetti della didattica a distanza su bambini e ragazzi? In ambito scolastico, i ragazzi
respirano una sana competizione, positiva poiché li stimola a mettersi alla prova, a confrontarsi tra loro ed i
professori, condividono esperienze e crescono. Con la didattica a distanza, invece, si assiste ad un
appiattimento, ad una mancanza di stimoli: questa modalità di fare lezione ha livellato la motivazione,
manca la voglia di fare, di mettersi a confronto con i pari e con gli insegnanti. Non c’è contatto umano e,
invece, a scuola è fondamentale la parte emotiva e relazionale. Che effetti ha avuto il confinamento sulla
gestione familiare? Il nucleo familiare ha bisogno anche del contatto con le reti sociali esterne per
l’evoluzione dello stesso nucleo. È dalla famiglia che si prende il bello e il cattivo tempo che ci accompagna
nella quotidianità. Per ripartire è necessario fare i conti con le nuove consapevolezze che abbiamo provato
in questo grande momento di stop.