di Natasha Rossetti, psicologa, allieva di specializzazione al primo anno IAF.F
Padri assenti, madri eccentriche, fratelli e sorelle alla presa con conflitti e pacificazioni le cui radici emotive affondano nell’infanzia: Wes Anderson rappresenta con una meravigliosa leggerezza tragicomica le sue famiglie “normali”, con le loro storie “normali” che assumono caratteri epici e umoristici.
I Tenenbaum sono una famiglia americana composta da Etheline, un’attraente donna, madre, archeologa sposata e ufficiosamente separata da Royal Tenenbaum, padre sfuggevole e ironicamente poco capace a relazionarsi con i suoi tre bambini che considera dei piccoli adulti geniali: Chas, sin da piccolo ottimo imprenditore, Richie, promessa giovanile del tennis e Margot Tenenbaum, drammaturga dalle scuole elementari. Tra colori caldi e fotogrammi eccezionalmente simmetrici e armoniosi, i fratelli Tenenbaum, ormai adulti, e loro padre, Royal, si destreggeranno lungo la storia fra ritorni alla casa d’infanzia, taglia-e-ri-cuci fra fratelli, madre, padre, e un divertente turbinio di porte aperte e vecchi conti in sospeso da saldare.
I tre fratelli Whitman, invece, protagonisti di the Darjeeling Limited, iniziano la loro avventura con una corsa e un azzardato salto su un treno in partenza, che li condurrà nella profondità dei sapori, dei colori e degli odori dell’India e, parallelamente, nella profondità dei loro legami, alla ricerca della madre isolata in un monastero dell’Himalaya e della ricostruzione di un padre, deceduto l’anno precedente, che ha lasciato nei figli tre ricordi e tre ferite molto distanti e apparentemente poco conciliabili.
Le storie di Wes Anderson sono storie che in modo magistrale riescono ad affrontare alcune delle difficoltà che le famiglie, durante lo snodarsi del loro ciclo vitale, si trovano a vivere: gli ormai adulti fratelli Whitman e i tre Tenenbaum, sono uomini e donne in lotta per definirsi, per trovare un loro posto riconosciuto all’interno della loro famiglia d’Origine, in primis, e, dunque, della loro vita. Sono stati bambini sagaci, arguti, sin troppo consapevoli e precocemente in anticipo sulle tappe di sviluppo, figli di madri colte, vicine e distanti, in cerca anch’esse di definirsi come donne e come madri, e di padri fantasma animati da una sincera e tramandata difficoltà nel recitare il loro ruolo, e per i quali i figli si adoperano in una faticosa lotta a suon di botte e battute nel tentativo di essere visti. Questi fratelli necessitano di un metaforico, estenuante (e, per noi spettatori, fortunatamente molto divertente) “ritorno a casa”, per raccogliere i pezzi rotti, fare ordine e restaurare con l’oro il vaso ornamentato dai disegni delle loro storie familiari e della loro identità.
Le famiglie del regista sono famiglie confuse, caotiche e rumorose, in cui è difficile farsi spazio e in cui i ruoli sono spesso ribaltati: genitori libertini e bambini adultizzati, confini poco chiari e molto sfumati, rabbia e competizione fraterna per un’etica familiare sbilanciata; proprio il “ruolo” che nella complessa circolarità familiare ciascun personaggio ha preso e fatto suo (da un Chas Tenembaum, piccolo e responsabile “padre” della casa della famiglia d’origine, a un Peter Whitman, da sempre il pupillo e favorito del defunto padre), sarà evidente sin dalle prime scene dei due film e caratterizzerà iperbolicamente l’evoluzione dei legami familiari e delle identità dei
protagonisti, che dalla rigidità dei conflitti – interni ed esterni – iniziali si muoveranno verso la cura delle loro relazioni e di loro stessi, permettendosi di lanciare via la maschera e abbracciare con sincerità i loro veri sentimenti.
La ricchezza delle famiglie di Wes Anderson sta tutta qui: il caos, il rumore, i viaggi reali e metaforici alla riscoperta di sè, la necessità apparentemente anacronistica di adulti alla ricerca delle cure dei genitori, i conflitti e l’ambivalenza rappresentano le tappe di quel treno per il Darjeeling che, nonostante le numerose e interminabili fermate, la puzza, il sudore, i guasti e la mancanza d’aria, riesce a introdurre gradualmente i protagonisti in nuove realtà e narrazioni del passato, del presente e del futuro, permettendo loro di prendersi finalmente cura di sè e dei loro legami.