“Il mezzo si destina all’uso,
l’attaccamento a un cavo può rendere funamboli
la linea -ideale-
traccia spazi equi-dimensionali con il Reale
pena il cader di rete in Rete”
(V. Lauria, Oltre Infinito).
Vincenzo Lauria inizia la condivisione del suo percorso artistico in Stanzevolute, gruppo di 11 poeti selezionati dal dantista Domenico De Martino (2001).
La sua prima raccolta edita Teatr/azioni (2019) è stata finalista al Premio I Murazzi (8° edizione) e al Premio Lorenzo Montano (34° edizione).
Suoi testi sono presenti nel periodico on-line Carte nel Vento e nel blog Casamatta e ha collaborato con l’associazione Multimedia91-Archivio Voci dei Poeti.
Con Liliana Ugolini ha partecipato ai progetti multimediali Oltre Infinito, ha pubblicato la raccolta poetica Oltre Infinito[1] (2021) e ha curato la raccolta postuma Donne senza tempo[2] (2023).
Il progetto etico e multimediale Oltre Infinito si articola in tre versioni “un lavoro pluridisciplinare dove la poesia incrocia le arti visive, musicali, cinematografiche e si fa teatro attraverso la performance e la voce” (dalla prefazione di L. Caccia, in V. Lauria, L. Ugolini 2021). Il manifesto poetico introduttivo ne spiega le intenzioni: “l’obiettivo dell’osservazione ruota dall’individuo a tutto quanto lo circonda, la poesia si sincronizza con il mondo esterno, diventando oggetto/soggetto in espansione costante. La materia poetica è scientifica e tecnologica. Oltre Infinito, dunque, è manifesto. Il viaggio è già in corso” (V. Lauria, L. Ugolini, 2021).
“Una sfida per il pensiero, che si addentra negli oltre territori della ricerca sulle infinità possibili, in astrofisica come in cibernetica” (L. Caccia, in V. Lauria, L. Ugolini, 2021).
I testi della raccolta di poesie Oltre Infinito hanno dato corpo, nel tempo, a tre progetti poetici multimediali, di cui riporto una poesia relativa a ciascuna sezione.
La ricerca dell’identità, tra apparire ed essere – ed essere integro o frantumato – sono alcune delle considerazioni che vengono stimolate dalla lettura, nel contesto della nostra attualità dominata dalla tecnologia. “L’arte e la parola poetica, nella loro tensione al vero e al senso delle cose oltre la realtà visibile, costituiscono concreta possibilità di sottrarsi al furto tecnologico dell’identità, al filo della automazione” (L. Caccia, in V. Lauria, L. Ugolini, 2021).
Le riflessioni poetiche riguardano l’approccio al progresso e ricercano il confine tra evoluzione e involuzione: la tecnologia garantisce lo sviluppo?
Una risposta risiede qua, nei
RIMANDI DI INFINITO
(da Oltre Infinito 1)
Il margine oltrepassato è terra libera
Colta interna al petto l’aria mattutina,
mi destino all’espirare
lontano dall’impartito espiare.
Vegli ogni alito
l’anelito che sa di un’unica estroversione a vagare
–fuori rotta –
di costellazione in costellazione!
L’insieme degli elementi della miniera interna
è di per sé esplosiva carica
i frammenti a proiettare
in spaziali giacimenti.
Le asperità interiori non ostacolino,
i venti intergalattici incontrastatamente spirino,
di rimandi di infinito
ci continuino.
La miniera interna, a cui ognuno di noi può attingere sempre, ci offre la possibilità di contattare ciò che ci sta dentro, intorno e che ci trascende, cioè sta Oltre, appunto Oltre Infinito: estende la dimensione umana, sostenuta da venti intergalattici.
La versione Oltre Infinito 2.0 “riafferma il tema poetico che fonde parole, immagini, musica, suono, cinema, in una totalità allargata e cosmica. L’intento di Oltre Infinito 2.0 è quello di realizzare concretamente l’interazione a più livelli tra diverse forme di espressione, intorno a contenuti a carattere non autoreferenziale” (V. Lauria, L. Ugolini, 2021).
Al link sottostante uno stralcio del progetto poetico multimediale Oltre Infinito 2.0
Assume valore, dunque, la relazione con l’altro, l’ambiente intorno e l’epoca in cui viviamo, che ci permette di PERDURARE
(da Oltre Infinito 2.0)
Pronti all’incisione laser
ci accarezza un cyborg:
in un istante immaginarsi a mutar sembianze.
L’ammirazione per lo scintillio avanza
– semi-cosciente –
malgrado l’odore di carne.
Avvinti all’arto metallico
esterni all’involucro-corpo
in un esistere fluidificato,
senza timor di cedersi al cosmo
in cellule-pensiero,
lemmi-staminali,
valvole-valve.
Il Dopo è precisione chirurgica:
le viscere compostamente riposte,
le funzioni vitali ripristinate,
l’acciaio a ibridar la tempra,
in strie di tubi
un superarsi
consci di un complice Bionico.
Lauria fa riflettere il lettore sulle ambivalenze del ruolo della tecnologia, che può salvare vite, curare gli organi, ricostruire gli arti e per cui siamo grati di un vitale prolungamento, ma allo stesso tempo può creare una dipendenza, se la dimensione virtuale si sostituisce a quella relazionale.
L’arte offre uno strumento a cui rimanere saldi, per restare centrati su se stessi e valorizzare i legami affettivi. L’utilizzo eccessivo dei mezzi tecnologici rischia di sovrapporsi all’identità, diventando metafora di una protesi del sé, e il poeta si indaga sul limite tra progresso e decadimento umano.
Il rapporto fusionale tra carne e metallo, tra contatto fisico e virtuale, quando l’essere umano va alla ricerca di situazioni estreme, pur di sentire qualcosa, si collega al pericolo di subire delle simboliche mutazioni, di perdere i sensi, la nostra umanità.
Tematiche legate all’uso della tecnologia si possono rintracciare nei testi di Burroughs e Ballard e in alcuni film del regista Cronenberg, che rappresenta le problematiche derivate dalle innovazioni e dalla conseguente trasformazione di ciò che è interiore, privato, in qualcosa di esterno e pubblico:
FACE B
[…]Per quel vestito che non hai
in quello scatto rubato all’attimo
finisce in rete il tuo tormento
in un momento[3].
[…]“Accanto a propositi, ricerche e acquisizioni ammirevoli che innalzano l’umanità a livelli altissimi, coesistono assurde barbarie, condizioni aberranti di vita e abusi che poco sembrano avere a che fare con l’umanità e il suo percorso[4]” (A. Bertoli, 2016).
Nelle relazioni sentimentali emergono, sempre più di frequente, dinamiche discontinue, in cui la comunicazione si interrompe e l’altro scompare senza una spiegazione. Il legame “intermittente” si muove sull’asse presenza/assenza, acceso/spento e il contatto può finire in un attimo, con un click:
IBERNANTI
(Da Ol3 infinito – Terza sezione di Oltre infinito)
Trasmigrano le anime meccaniche
che in noi rechiamo,
ingranaggi per un lento possederci
in virtù di iniziali ausili,
a potenziare facoltà originarie
progressivamente/improvvisamente sminuite.
Erosioni
squarci plurimi, postumi di traumi
e il bionico si insinua in parti/automa.
Il potere del fare
-per fronteggiare il quotidiano incedere –
le retroguardie svuota,
ci attacca all’efficacia manutentiva
all’efficienza del contatto ultraumano.
L’essere in virtù del Virtuale TASTO
ad attivarci: spenti/accesi
fermi in movimento
grati di un vitale prolungamento
IBERNANTI IPER-NATI.
Tramite la poesia è possibile mantenere viva la propria individualità: “nell’uso della tecnologia e della digitalizzazione, la capacità di pensiero, la multidimensionalità dell’arte possono non relegarci in un autoritratto automa” (V. Lauria, in V. Lauria, L. Ugolini, 2021). Nella raccolta inedita di poesie L’In/cubo di Rubik Lauria presenta delle riflessioni sul tema dell’autoritratto: su cosa significa riflettersi, perdersi, frangere la propria immagine nei molti aspetti del sé:
“Esaedro in te mi rivedo
verdastro rostro
a scaglie di facce.
Mi assomiglio
per un venir meno a me stesso
al capoverso,
ti confondo nel mio lati/fondo
di colture amare tenute care[1]”
Quale immagine corrisponde alla propria identità – di quante sfaccettature siamo composti?
“Nel muscolo del tempo
sono le contr/azioni
l’ostinazione del pulsare nostro malgrado.
Per “il tutto per tutto” ci si finge in variazioni,
– medesime modulazioni – in svestizioni di altri sé.
La sola nudità ci moltiplica:
nell’uniformità dei tratti
la mente s’amplifica
per un andar di onda in onda
di radiazione in radiazione [2]”.
Dalla silloge poetica inedita Le stanze della mente giungono dei bagliori, che ci aprono alla speranza, a una tregua che dà luce, al risarcimento delle ferite:
BAGLIO IX
Verrà il giorno
della bianca stanza
a luci spente
BIANCA.
BIANCA STANZA DELLE VELE
e di staziona/Menti
a poter riscrivere
la mente – sanguina la mente
sanguinosa/mente –
e delle vele/versi
di ri/versa/menti a traboccare
di ri/vesti/menti da ritardare.
In/scritti in
misture di dizioni, lingue
contaminate azioni.
Lauria mostra la sua versatilità, l’importanza delle contaminate azioni, dell’integrazione delle Arti. Nel suo libro Teatr/azioni traspone in poesia il mondo del teatro. “Trarre poesia dall’esperienza teatrale appare – attraverso uno sguardo che si prolunga anche oltre il vedere le connessioni che dal fondo arrivano in superficie – come un naturale prolungamento della materia scenica, verso una sintesi essenziale di sola parola e scrittura” (G. Bonacini). Nella raccolta di poesie Teatr/azioni avviene un “un capovolgimento continuo tra palco e platea, tra pubblico e privato, tra il plauso degli assenti e gli spettatori finiti in scena, in uno sfarsi del tutto nel far di sé teatro” (V. Lauria, 2019). “Il testo di Lauria parte subito con un’immagine spiazzante: l’attore recita dalla poltrona e il pubblico pagante è posto, a sipario alzato, sulle assi del palcoscenico” (P. Gera[3]). Che cosa vuol comunicare l’autore?
L’importanza forse di cambiare la prospettiva classica delle nostre vite, mosse dall’abitudine, dalle apparenze e dalle sicurezze? O di sapersi mettere nei panni scomodi degli altri?
“Il moto a luogo porterà
al dove della parte
per un perché che non sa di sé
mentre nell’intreccio dei ruoli
è il reiterarsi
dell’alchimia,
rituale di vestizioni
in svestizioni
teatr/azioni”[4].
Il ribaltamento tra oggetto/soggetto è una tematica importante, tipica dell’autore, che riguarda un divenire fluido, una trasformazione continua che rompe i confini, ma anche la capacità di uscire da uno schema per tendere a comprendere l’altro e accogliere la diversità, poiché il margine oltrepassato è terra libera.
I ruoli imposti dalle convenzioni, dalla famiglia, dalla società, possono impedire un’espressione autentica e ostacolare un percorso di evoluzione.
Il tema dell’assunzione dei ruoli è un elemento fondamentale nella terapia familiare, in quanto le dinamiche relazionali divengono schemi rigidi, che vengono reiterati, soprattutto in alcune tipologie di famiglie disfunzionali.
L’intreccio dei ruoli, oltre che il teatro, riguarda la vita di tutti giorni, nella quale indossiamo delle maschere in base al ruolo assunto, ma dove va a finire la sostanza, la libertà di espressione, sciolta dai vincoli relazionali, in un’epoca che rifiuta la differenza e privilegia l’uniformità della massa?
Nella terapia ad orientamento sistemico relazionale l’obiettivo principale è “quello di connettere ed integrare le differenze in forma più armonica, perché ciascun componente della famiglia possa esprimere liberamente il suo modo di appartenere ad una storia comune, mantenendosi in equilibrio con la sua esigenza di differenziarsi, di cercare la propria strada nel mondo” (G. Ruggiero, 2023). Bertoli[5] si era interrogato sulla funzione della poesia per trovare nuove parole, per costruire un diverso senso della realtà e far emergere una parte di noi libera dai ruoli familiari rigidi, che portano a recitare un copione sempre uguale. Tramite la poesia,
dunque, si può interrompere un modello relazionale di ripetizione del passato[1].
La poesia è uno strumento rilevante per creare un cambiamento e nel libro Donne senza tempo, di Liliana Ugolini, si trova la sezione Cantastorie di Lauria, in cui il poeta tratteggia, nei suoi testi, ritratti di alcune donne contemporanee.
Lo scrittore narra storie di donne “sottovalutate, discriminate, violentate, trasformate in visioni ideali e mitiche. Così sono le donne a prendere la parola, per poter ancora dire, come evidenziano le artiste solo in parte riconosciute e le donne senza voce della contemporaneità” (L. Ugolini, 2023).
Lauria, in quest’ultima raccolta, muta il suo stile poetico composto da scomposizioni di parole, che generano un “multiverso” che si propaga.
I testi divengono più esplicativi allo scopo di guidare il lettore nella vita di donne da conoscere, per non dimenticare:
PIPPA BACCA[2]
Al km trentaquattro
di una terra di passaggio
un gabbiano reale tenta un atterraggio
ché di mare nemmeno l’ombra
di chilometri nel raggio.
Il dente aguzzo dell’infame ingranaggio
ordisce percosse e lordure
in un mortale arrembaggio.
Così al km trentaquattro
una sposa di pace in viaggio
nel lungo percorso
a un uomo chiede un passaggio
composto le nuvole di tulle
sale in cabina di pilotaggio.
Al km trentaquattro
per bieca mano e miseria d’uomo
gli occhi stuprati di Pippa
ammarano chissà dove
un volo rosso assassino
le stritola in gola il sogno, destino.
Alta per sempre
sposa, non cosa
siano moltitudine di uomini
a lavarti le vesti, a riscrivere la Storia
abbiano mani forti
siano capaci in petto di rispetto.
Sposa, non cosa.
Sposa, non cosa.
La poesia successiva riguarda la storia di Cloe Bianco, un’insegnante transgender che si è data alle fiamme nel camper nel quale viveva, dopo che era entrata in classe in abiti femminili chiedendo ai propri alunni di chiamarla Cloe ed era stata per questo motivo sospesa: CLOE
Immagino il mio primo giorno
da insegnante ultracinquantenne
entrare in classe in cerca di un breve silenzio
per esordire: “Buongiorno ragazzi, nel corso di questo anno insieme
vi farò spesso un’unica domanda veramente importante
alla quale vorrei non foste mai quasi mai impreparati: “Come state?”.
Interrogatevi di tanto in tanto
ripetete a voi stessi come un mantra
chiedete al corpo che vi accoglie
chiedete al vostro dentro.
Non ho viaggiato abbastanza per insegnare geografia
ma ho percezione dei territori interni
in cui rilievi e depressioni
assomigliano a ferite e gioie
– feritoie – tatuate in viso
e ho masticato sufficiente vita
tra questi denti un po’ sbilenchi
per capire che più che le leggi della fisica
sarà la gravità che avvicina ogni mio muscolo all’ultima terra
a dare un senso a questo tempo.
Non la storia
né la natura e la sua scienza
né il costruire e navigare mondi digitali
né saranno i numeri
a far sì che il conto torni.
Piuttosto proveremo insieme
a trovare parole
a dare un nome alle emozioni
a cedere lottando
a lottare per cedere inutili difese
ad ascoltarci a lungo, a respirare anche il silenzio.
E mentre in volto avvampo
vi prego di chiamare anche me
Cloe Bianco.
Lauria denuncia la sopraffazione, la crudeltà, la violenza che portano alla disperazione e alla morte. Il poeta ci tramanda le storie di donne per rendere valore e giustizia ad ogni vita umana sopraffatta.
L’Arte ha un posto centrale come strumento di condivisione che genera e diffonde valori umani e legami affettivi. Con i suoi versi, Lauria diffonde nella comunità delle riflessioni forti sulle problematiche sociali dell’attualità e sulle trasformazioni continue della nostra epoca: “la destinazione è l’espansione del circostante in un perenne non-arrivo a un non-dove finito” (V. Lauria, L. Ugolini, 2021).
[1] Bertoli A. (2010) Psico-bio-genealogia. Le vere origini della malattia, Macro, Cesena.
[2] Era un artista che, durante la performance itinerante Spose in viaggio, con cui si proponeva di attraversare, in autostop, 11 paesi teatro di conflitti armati, vestendo un abito da sposa, per promuovere la pace e la fiducia nel prossimo, viene stuprata e strangolata a soli 34 anni.
[1] Lauria, V. Nottetempo 1.
[2] Lauria, V. Nottetempo 3.
[3]https://www.casamattablog.it/recensione/note-di-lettura-a-cura-di-nella-roveri-paolo-gera-e-anna-maria-carabbi/?fbclid=IwAR1iB3riMqCaMPiHc79_8UDMtCMuL7Oqjjj9CiwVrhcblwms7CBbRxmozNc
[4] Lauria V. (2019) Cliché IX -Prove costumi in Teatr/azioni – Puntoacapo Editrice.
[5] Poeta, scrittore e uomo di teatro.
[1] Ugolini L, Lauria V (2021) Oltre Infinito, La Vita Felice, Milano; ha ricevuto una segnalazione speciale alla 35° edizione del Premio Lorenzo Montano.
[2] Ugolini L. (2023) Donne senza tempo, La Vita Felice, Milano.
[3] Lauria V. in Ugolini L. (2023) Donne senza tempo, La vita felice, Milano.
[4] Bertoli, A. (2016) Astri e disastri, Maelström, Bruxelles.