Il 21 marzo 2024 è stata inaugurata la mostra Mythopoeia, Alchemic dreams di Mattia Papp e Matteo Pucci Moraldi, presso la galleria d’arte Fornaciai; proprio nell’equinozio di primavera e nella giornata Mondiale della Poesia, non a caso, perché la loro arte è poesia e coinvolge anche i visitatori meno esperti.
“Negli ultimi anni i due artisti, pur vivendo in paesi diversi, hanno realizzato, in modo totalmente indipendente, opere che presentano magicamente temi e toni paralleli” (G. Fornaciai[1]).
Partiamo dal Fauno addolorato muore e da muschio e pietra risorge, stupefacente opera di Mattia Papp, che rappresenta un fauno morto, presentato disteso su un piano, scomposto, letteralmente a pezzi. Insetti e serpenti, elementi del bosco, si aggirano fra le parti del corpo. Osservando con attenzione i particolari, che cosa accade?
Il Fauno sta tornando in vita, sta fiorendo, in una similitudine tra corpo e natura, metamorfosi che rievoca, in chiave moderna, quelle descritte da Ovidio.
Fauno addolorato muore e da muschio e pietra risorge
Il tema della metamorfosi è centrale per gli autori: entrambi agiscono una trasformazione sulla materia che utilizzano, che “ci riporta alle ricerche degli alchimisti medievali” (G. Fornaciai).
Il soggetto mitologico viene reinterpretato e attualizzato, nell’ottica dell’arte contemporanea. Il perno ruota intorno alle stagioni e al loro ciclo, rifacendosi simbolicamente al mito di Demetra, dea della terra e protettrice della natura.
La primavera, simbolo di rinascita, avviene quando madre e figlia si riuniscono, dopo il trauma della perdita, che richiama un inverno senza fine.
Le lacrime di Demetra, per il rapimento della figlia, trasformano ciò che incontrano, come una pioggia metaforica che stravolge tutto: niente è più lo stesso.
I lavori esposti, dunque, mostrano ciò che è avvenuto dopo, testimoni del cambiamento: ogni essere e oggetto ha subito una mutazione.
L’opera di Mattia Papp assume diverse forme, in un continuo scambio tra chiaro e scuro (Scaglie di Idra I), ma anche in sintonia con i colori della natura (Scaglie di Idra II). La ceramica si fa foglia: assume la leggerezza del mondo vegetale, con una consistenza che appare lieve e vitale.
L’artista utilizza prevalentemente la ceramica invetriata, sia Raku che Robbiana, in un percorso artistico che suggella tradizione e innovazione.
Attraverso un accurato intervento sulla materia, essa varia colore a seconda della prospettiva da cui viene guardata. Avviene un gioco di riflessi, luci ed ombre, in cui specchiarsi e infrangersi, con un incredibile effetto illusorio.
Scaglie di Idra I
Matteo Pucci Moraldi utilizza cemento fuso e vetro resina, in vari colori, per rappresentare miti come Leda e il cigno o Afrodite con Oca, ma anche oggetti quotidiani, vasi che appaiono animarsi per fare uscire la materia, estroflessa, viva, vulcanica, affine a lava che vuole espandersi, ma si condensa.
L’autore ci porta dentro l’oggetto, che si mostra simile a un minerale grezzo, all’esterno, per rivelare le sfumature e la luminosità dei colori internamente, come un tesoro concesso solamente a chi sa guardare oltre.
Il lavoro è meticoloso e richiede un tempo di realizzazione di varie settimane, in cui gradualmente la materia inizia ad accrescere.
Le opere di Pucci Moraldi evocano le profondità di una grotta con le stalagmiti, una gola, tramite un forte contrasto tra elementi diversi, che creano un sentimento di meraviglia.
Afrodite con Oca
Questo è l’effetto: la meraviglia. Lo spettatore spazia tra antichità e modernità, tra mito e poesia: rimane sorpreso, incantato, richiamato da un canto di sirena.
Mattia Papp, infatti, espone un’opera intitolata Coda di sirena, che con le Scaglie di Idra, sembrano particolari ingranditi con tutti i loro infiniti dettagli, frammenti di pelle visti al microscopio.
Coda di sirena
Quale è il concetto d’arte per i due artisti? Cosa vogliono rappresentare di attuale tramite il mito?
Il titolo della mostra si riferisce alla mitologia, che prende vita attraverso i materiali usati dagli artisti: si fa corpo e rinasce nell’opera, reinterpretata con lo stile peculiare dell’autore. “La galleria diventa così un contenitore fantastico, un mondo a parte organizzato in termini performativi con un forte riferimento al tema dell’archeologia e dei ritrovamenti subacquei” (G. Fornaciai).
Gli artisti, attraverso la loro arte, fanno rifiorire: questo è un elemento in comune, espresso diversamente, che riguarda temi universali ed esistenziali, ancora attuali.
Il cambiamento e la possibilità di agire portano a una rinascita, tramite un percorso evolutivo e creativo, che infonde speranza e viene condiviso in una collettività.
La mostra rimane aperta fino al 3 aprile 2024, presso Fornaciai Art Gallery
Borgo San Jacopo 53R, Firenze.
Note biografiche
Mattia Papp è un artista nato a Firenze, nel 1993, e attualmente risiede nei Paesi Bassi. Si è laureato nel 2017 presso l’Accademia Reale di Arte di Den Haag (KABK), nel dipartimento di pittura. Nel suo lavoro, combina l’estetica Rinascimentale e Barocca con i temi contemporanei e i nuovi miti del mondo occidentale.
Utilizza varie tecniche, tra cui ceramiche e installazioni video, accanto alle opere fisiche. La sua pratica artistica si distingue per una profonda ricerca sui
materiali e le loro manipolazioni. La sua narrativa è radicata in una fascinazione per la decadenza e il decadimento, la storia naturale, la mitologia e il realismo magico.
Matteo Pucci Moraldi è uno scultore fiorentino, nato nel 1994. Figlio d’arte, ha perfezionato le sue abilità scultoree e la sua ricerca all’Accademia di Belle Arti di Carrara. Il suo lavoro incarna una ricerca artistica evolutiva, che trascende le convenzioni. Attraverso la manipolazione della materia, si propone di rivelare
una vitalità inattesa, trasformando la forma esteriore in un guscio che cela una sorprendente vitalità aliena. Le sue opere esplorano territori inattesi, sfidando i
confini tra reale e possibile, e invitano gli osservatori a riconsiderare la distinzione tra artificiale e organico, aprendo le porte a nuove forme di bellezza.
[1] Dal pamphlet della mostra.