POESIA E FRAMMENTAZIONE DEL SÉ
“Guidami fuori dagli
abissi – lungo la linea
di confine che separa
la paura – dalla voglia di affogare”
Luisa Trimarchi, Preghiera – piana (da bambina poco – sana).
Luisa Trimarchi è laureata in Lettere e insegna letteratura in un liceo scientifico, a Cremona. Le lezioni e la tesi con la poetessa Biancamaria Frabotta l’hanno incoraggiano alla scrittura, una passione coltivata già dall’adolescenza.
Interessata da sempre alla commistione di linguaggi artistici, sperimenta forme di video poesia e sintesi grafico testuali. Partecipa a Poetry slam, reading poetici e realizza podcast. Gestisce uno spazio settimanale su una radio web (Il Radionauta), con la rubrica Coordinate poetiche, dove legge i propri versi. Interpreta anche i testi di altri autori per la rubrica della rivista on line “Bottega Portosepolto”.
Ha pubblicato le sillogi Versi della dimenticanza (2021), Le stanze vuote (2022) e Storia della bambina infranta (dialoghi – nudi ) nel 2023.
“Storia della bambina infranta (dialoghi – nudi) è un progetto che sceglie di unire la parola alla rappresentazione grafica dei versi, un ambizioso ragionamento in versi sul “femminile” che, da generazioni, fa i conti con pregiudizi, luoghi comuni, sensi di colpa e paure ancestrali […] Si tratta di un’indagine a partire dall’utero fino ad arrivare oltre la morte stessa e che porta con sé le storie di un’unica donna, la bambina infranta, la quale parla in maniera intermittente – per sempre – all’interno di ogni donna, purtroppo spesso destinata a restare inascoltata”[1] (D. Toffoli, 2023, in Prefazione).
La scrittura di Luisa Trimarchi dà voce alle nostre parti interiori, che vogliono esprimersi andando oltre il conformismo e i modelli da seguire.
L’autrice descrive la fragilità umana, considera la possibilità di una rottura emotiva ed esprime le paure della separazione e il bisogno di essere accolti e protetti all’interno di una relazione affettiva, perché a volte ci si sente inadeguati o mal funzionanti, come orologi irrimediabilmente rotti. Come fare per riavviarsi?
Orologi
“Riparami – sono rotta!”
Stiamo al riparo – nello spazio
convesso – lontani da pioggia e vento
– dentro – negli incavi delle braccia –
accovacciati sulle pance vuote
e stanche – private di carezze –
nell’intreccio del sapere notturno
– buio – senza tormento se non
il rumore del ticchettio dei cuori
franti – non più riavviabili – come
orologi irrimediabilmente rotti.
(l’ora è compiuta – non c’è rammendo
che tenga – come vetri caduti in terra –
definitivamente in frantumi)
“Le poesie sono il frutto di un lungo percorso interiore e stilistico […] Da qui nascono l’uso del trattino, dei dialoghi, delle parentesi, caratteristiche peraltro già fondanti della poesia di Luisa Trimarchi” (D. Toffoli, 2023).
L’uso del trattino per l’autrice è un modo “per evidenziare meglio il verso, come se avesse un proprio battito interiore”[2]. I dialoghi ci riportano al mondo del teatro e al dramma che viene percepito in agguato e “come suggerito dal titolo sono dialoghi nudi, senza filtro”[3] (E. Verzì, 2023). Il testo in parentesi offre una nuova visione che si impone, domanda, esclama: con forza contrasta o annuncia cosa accadrà, tramite un “doppio registro giocato tra affermazione e negazione” (F. Golia, 2023, in Postfazione).
Le poesie sono associate a immagini: “i disegni sono realizzati da due giovani ragazze e da due donne adulte, tutte loro hanno colto lo spirito dell’impresa e con entusiasmo hanno dato forma alla bambina, una bambina, dunque, con volti diversi. Quello che si viene qui a creare è un dialogo generazionale” (D. Toffoli, 2023), in cui la raffigurazione della bambina interiore si anima tramite i versi e le illustrazioni, che colgono ogni stato d’animo.
La raccolta si divide in due parti, di cui la seconda si intitola Dialoghi – Post mortem La Bambina abbandonata. La poeta fa addentrare il lettore nelle profondità dove si perde tutto: non ho più te – non hai più me, in un annullamento tra sé e l’altro. Gridare è l’unico modo per riempire il vuoto dell’abbandono, solitudine che fa disperare:
La casa vuota
Batte – forte – la bambina
da sotto il tavolo – muta –
toc – toc – cupa – tic – tic –
lacrime scendono piane –
nere – allagano – come acqua
di fango – la casa vuota.
Grida – sovrastata da un tavolo
tondo come il mondo – troppo
grande – calpestata dal silenzio
intorno.
(non ho più te – non hai più me)
“Una caratteristica evidente è il sapiente uso di onomatopee che ricorrono per interi versi: “toc – toc – cupa – tic – tic –”. Difatti la bambina è dilaniata e frammentata come il verso stesso dell’autrice” (D. Toffoli, 2023).
La bambina è scarnificata fino all’osso, ridotta all’essenza tra te e me: corrispondenza che avviene solo a porte chiuse, perché alcune parti di noi rimangono nascoste, segregate, per adempiere alle richieste degli altri e della società.
La bambina però vuole sperimentare, differenziarsi, viaggiare con la fantasia e non essere relegata a ruoli familiari e sociali prestabiliti. Il rischio emotivo è che il talento rimanga Chiuso -in una stanza:
Chiuso – in una stanza (intermezzo)
Resta qui – accanto –
chiuso in una stanza –
imbavagliato – ammutolito –
il talento mancato – la vita
quella intravista – da dietro
un finestrino del treno –
in corsa.
Troppo velocemente – rapito –
è sfrecciato via in un sussulto –
assordante – che ancora risuona
nelle orecchie – la vita perduta
in un inciampo – mentre ancora
la bambina chiede dove si dovesse
– davvero – girare.
(ràssegnati infine a rammendare –
quello lo sai fare!)
Se neghiamo alla nostra parte bambina la possibilità di esprimersi, il proprio talento ne risulta mancato.La teoria della ghianda di Hillman[4] spiega che ciascun individuo è portatore di un’unicità, che è già presente prima di essere individuata: l’essenza di ciò che è destinato ad essere, come nella ghianda è presente la quercia (e non il ciliegio o un’altra pianta), che non attende altro che di esprimersi.
Attraverso i testi poetici percorriamo tragitti fatti di squarci e fuochi che bruciano tutto, in attesa di trovare il proprio spazio vitale: un’identità.
Dita pungenti
Dita pungenti come ferro
che squarcia nella carne –
respira altrove – in altri
polmoni – in arterie lontane.
Intanto piangono le mani
in un dolore che fuoriesce
da dita abbandonate senza
mano nella mano – torcendo
le mani dentro il sé.
(brucia ogni cosa – la bambina
si illude di immortalità)
Gli adolescenti, attraverso atti di dolore, credono di poter restare per sempre nella mente delle persone care e di conquistare una sorta di immortalità. Nei ragazzi che hanno tentato il suicidio può avvenire una perdita della consapevolezza del proprio corpo ed una scissione tra sé corporeo e sé psichico: il sé psichico, che in quanto scisso, gode della fantasia dell’immortalità (Laufer M. e M., 1986)[1].
Cosa farne di questa bambina, piena di problemi, che non rispetta le regole e non ne combina una giusta?
Pietre
Tira pietre la bambina:
mette guardinga pietre
in ogni tasca – una dopo
l’altra – le tirerà d’un tratto –
all’uomo prudente – a quello
che lusinga – all’uomo sul
confine.
Sogna – ogni notte – pietre
nuove da lanciare.
(povera bambina – voleva
solo immaginare!)
La scrittrice ci propone una bambina che non è bella e buona, sovverte il topos classico e attua “lo stravolgimento di uno dei temi fondativi della nostra poesia, quello del fanciullino, qui rovesciato in un suo doppio femminile e demonico” (F. Golia, 2023). La bambina fa di tutto per essere vista, lancia simboliche provocazioni e, per sopravvivere, impara anche a tirare le pietre; ma cosa potrebbe accadere se uccidiamo la bambina interiore, ovvero l’entusiasmo, lo stupore, la curiosità?
La bambina – a metà
Resta tagliata a metà –
la bambina abbandonata.
(dove si mette il sangue –
quello che zampilla fra ossa
e organi nascosti? Si chiede –
disperata!)
Non risale più.
Fa glu – glu: è morte
laggiù.
La poeta ci inoltra nel nostro sé, utilizzando gli elementi poetici delle ossa e del sangue, e conduce il lettore in una discesa all’interno del corpo e in contatto con gli aspetti depressivi, che spesso tendiamo a negare.
“L’elemento liquido è sorgente della femminilità e anche dall’annegamento, può venire una rinascita” […] “La morte della bambina è quasi rituale e insieme è tante possibili morti reali: la morte insita nel distacco madri/ figli, la morte degli aborti, ciò che di morto ci portiamo sempre addosso, la morte del bambino che siamo stati, e così via. Ma più che morta la bambina, si precisa in una poesia, non è mai nata, mai venuta alla luce” (F. Golia, 2023):
Dedicato
Alla bambina – mia
mai nata – rimasta dentro –
impigliata – anelito di vita –
solo sperata – con la manina
mi ha trattenuta sulla terra –
ancorata – in grida di festa –
in risa segrete – tra respiri –
sussulti – sogni improvvisi.
(lei è morta – io mi sono salvata)
“per questo – recita una profondissima saggezza di donne – è ancora sempre possibile che nasca. E in tale meccanismo c’è l’intuizione del ciclo, di tutti i cicli: da quello mestruale agli immensi cicli cosmici. È lo spirito della grande madre che respira nel libro: è lei la bambina infranta, che viene ricomposta con pazienza, di morte in morte, di nascita in rinascita” (F. Golia, 2023).
La bambina non vuole essere abbandonata né dimenticata, scalpita, non si arrende a restare imbavagliata o annegata: vuole esistere.
La silloge, dunque, ci parla di morte e rinascita metaforiche di alcune parti di sé e di ciò che significa evolversi.
Possiamo riflettere su “le dinamiche di diversi conflitti interiori: quelle della crescita-perdita, della trasformazione (dolorosa, destruente prima di tutto) della bambina in altro da sé e in altro da me”[2] (A. Rienzi, 2024).
“Il dualismo madre-figlia, l’attaccamento vita-morte, sono i temi affrontati nei versi di Trimarchi” (E. Verzì, 2023). Come integrare la donna, la madre e la bambina?
E come diventare adulti senza perdere le passioni e i sogni dell’infanzia e riuscire a tramandarli, fecondi, nelle generazioni successive?
Semi
Gettare semi nella terra –
con fiori sbocciati al femminile –
nati dalle mani stanche immerse
negli impasti – antichi sogni –
tramandati nelle generazioni
fra le femmine frante – perse –
nel racconto di storie ancestrali
di prìncipi perduti – in amore.
(nel paradiso di bambine – la bambina
sguazza felice)
“Il percorso di questo libro si palesa nell’obiettivo ambizioso ed esplicito di “Gettare semi nella terra – / con fiori sbocciati al femminile”. Persino la morte, in quest’ottica, approda in un assoluto atto d’amore e quindi di resurrezione” (D. Toffoli, 2023).
Luisa Trimarchi ripercorre la storia della Donna tramite una narrazione in versi, frammenti che scuotono, immagini espressive e una poesia che sa curare, sedimentare e seminare. La poeta parla alle (e delle) nostre parti abbandonate, ma anche desiderose di sovvertire gli schemi: in cerca del coraggio di uscire dai ruoli e di mantenere viva la bambina interiore, intesa in senso lato come fonte di energia creativa e generativa. L’autrice suggerisce di prendersi cura, con amore, degli aspetti di fragilità, che non vanno scissi e negati, ma al contrario integrati all’interno della propria interiorità, per poter vivere interi(e non come La bambina – a metà) e in contatto con i diversi aspetti del sé.
[1] Laufer M. e M. (1986) Adolesceza e breakdown evolutivo Bollati Boringhieri, Torino.
[2] Rienzi A. (2024) “La bambina infranta”, di Luisa Trimarchi https://alfredorienzi.wordpress.com/2024/09/27/la-bambina-infranta-di-luisa-trimarchi/
[1] Toffoli D. (2023) Fatta a pezzi, massacrata, me tenuta insieme… dalla prefazione del libro.
[2] Blanco G. Storia della bambina infranta https://www.iltalentodiroma.com/2024/01/16/storia-della-bambina-infranta/
[3] Verzì E. (2023) Nota di lettura a “Storia della bambina infranta (dialoghi-nudi)” di Luisa Trimarchi https://www.almapoesia.it/post/nota-di-lettura-a-storia-della-bambina-infranta-dialoghi-nudi-di-luisa-trimarchi
[4] Hillman J. (1997) Il codice dell’anima Adelphi Edizioni, Milano.