IL VENTO NUOVO DELLA POESIA
“E allora approfittiamo del momento
tuffiamoci a capofitto nel ricordo
non senti il vento che leggero soffia
e il buon sapore che ha questa serata?”
(Enea Roversi, cataplana)
Enea Roversi è nato a Bologna, dove vive. Si occupa di poesia da molti anni[1] e di arti figurative (collage e tecnica mista). Ha partecipato a letture in rassegne e fa parte dello staff del Festival Bologna in Lettere. È stato pubblicato su antologie, riviste e blog letterari e premiato in numerosi concorsi. Ha scritto Incroci obbligati (Arcipelago Itaca, 2019), Coleoptera (puntoacapo Editrice, 2020), Incidenti di percorso (puntoacapo Editrice, 2022) e sensibile alle minuscole (puntoacapo Editrice, 2024).
La silloge di poesie sensibile alle minuscole affronta varie tematiche importanti anche da un punto di vista psicologico, perché riguarda la capacità di cogliere ciò che sta in secondo piano, di uscire da schemi classici “e confini precostituiti, siano essi temporali, spaziali o semantici” (S. Comoglio, 2024, in Prefazione).
“Ci si ingannerebbe, infatti, se si pensasse che con quel sensibile Enea Roversi voglia riferirsi solo alle minuscole, al voler scrivere, come lui stesso puntualizza in una nota, ogni nome, anche i nomi propri, con la lettera minuscola”. Essere sensibile alle minuscole riguarda infatti l’identificazione di ciò che è solo “apparentemente di secondaria importanza” (S. Comoglio, 2024), per ricercare l’essenza e proporre un rinnovamento stilistico e relazionale.
La raccolta è divisa in quattro sezioni, dai titoli già suggestivi emotivamente: Pesi leggeri, A capo, Risonanze, Perturbazioni, nelle quali l’autore utilizza la poesia per creare dei nessi (interni ed esterni), proprio come fa il terapeuta.
Enea Roversi costruisce legami con le altre arti, con riferimenti alla musica, al cinema e alla pittura, sperimenta il linguaggio e accosta parole di altre lingue: “un succedersi di termini italiani, francesi e inglesi in un’unione che diventa collisione per la densità e l’energia” […] ma “non è solo una questione di cambio di lingua, o di assonanze/risonanze di ritmi e suoni. Alla base di questo movimento c’è l’urgenza di condensare trasversalmente tempi e luoghi, mondi e culture, non per farne una semplice somma, ma per delineare e/o ripristinare la nostra identità” (S. Comoglio, 2024).
L’autore fotografa dei momenti colti nella loro realtà: mette in versi degli scorci di vita, descrive gli incontri a un crocevia
il venditore di rose incontra la dea dell’amore
rannuvola il cielo, forse domani pioverà
un nome sconosciuto chiama alla finestra
s’affaccia una figura altrettanto sconosciuta
al crocevia del mondo si azzuffano i felini
la polvere si accumula su tavolo e comò
freddo improvviso azzanna, la gola si fa secca
la macchia sull’asfalto è un petalo caduto
Il tempo atmosferico è un elemento consistente, forse a ricordare la finitezza dell’uomo di fronte a tale immensità, e ricorre con le sue perturbazioni
nuvolaglia fatta a pezzi, indecente sofferenza
grigio-celeste ascendenza di clima mutato
apre la strada alla pioggia, pronta a scendere
a picchiettare sui sassi e sulle auto
con le sue zampette di uccello malato
mentre il cielo scarnifica il respiro
con aria di uomo dal volto scavato
che riesce a sorridere delle perturbazioni
a lanciare in aria un berretto svolazzante
fin sulla punta del campanile disossato
a divorare con gli occhi i confini lontani
sotto la pioggia che picchia più forte
là dove la terra reclama antico amore
Nella silloge emergono elementi legati ai cinque sensi, ispirati ai paesaggi visti, agli odori respirati, ai sapori tipici di culture diverse… tutto ciò si riversa in poesia, anche il negozio di scope
c’era a edimburgo un negozio di scope
poi dietro la curva la musica dal vivo
nel pub oscuro con la joyciana insegna
e densità elevata di corpi in movimento
la birra scura catalizzava umore e sensi
gli artisti di strada un folle circo colorato
pur non essendo giovani (ma certo più di ora)
nel cuore portavamo un sole intenso
la pioggia del nord mica ce lo spegneva
sai, se quel negozio fosse aperto ora
ci comprerei senza esitazione alcuna
la scopa perfetta per volare in cielo
o per spazzare via almeno una paura
tra tutte quella di invecchiare male
Si superano i confini della geografia e si indagano le paure legate al tempo che passa, ma che non oscurano un sole intenso. L’umorismo, utilizzato spesso dallo scrittore, compensa l’esistenzialismo, nel quale l’uomo e il lettore sono senza risposte e senza sostegni a gestire le sfide di ogni giorno.
Il poeta rappresenta anche la solitudine dell’umanità, contornata dal nulla e da una divinità indifferente, sotto il cielo che suggella stati d’animo e solstizi
mal di pancia ancestrale e rabbia
magari fu un banale malinteso
o forse un più probabile raggiro
il solstizio era lungi da arrivare
le stagioni sembravano languire
così la furia montava incontrollata
s’accartocciava dentro le meningi
sputava fuori il fuoco del rancore
gli dei dall’alto fingevano apatia
troppi pensieri e troppa riarsa vita
lasciamo che se la sbrighino tra loro
pensarono e fu l’inizio della fine
l’obnubilata sempiterna storia
le fruste le scimitarre i santi droni
e quanti i solstizi che si sono succeduti
ora ci sono nuove imprese e nuovi dei
e vecchie ritorsioni sempre attuali
il mal di pancia non è mai passato
filtrano luci al neon e giunge piano
il suono di un elicottero lontano
Enea Roversi offre un panorama sulla storia dell’uomo, sui “corsi e ricorsi storici”: passano le epoche ma l’uomo è sempre lo stesso, la storia ciclicamente si ripete e il mal di pancia non è mai passato.
Tematiche collettive e individuali riguardano il dualismo avere/essere e la formazione della personalità contrapposta al riflesso di sé[1]:
allo specchio
dentro lo specchio l’occhio rumoreggia
cerca una spiegazione a ciò che appare
le valvole del cuore marciano al loro ritmo
soppesato il pensiero andrà crescendo
mitralico momento mnemonico memento
egli ora pur stupito poi si convincerà
l’immagine riflessa è proprio ciò che sembra
rarefatta conferma da non cercare altrove
eppur qualcosa muove in nuova direzione
altro sguardo (non visto) di sghembo lo sorprende
Dalla poesia scaturiscono riflessioni sul confine tra immagine/realtà, con delle evocazioni ma senza soluzioni definite.
Il poeta cita, nel libro, la frase di Cocteau “so che la poesia è indispensabile, ma non saprei dire per cosa” e lascia il lettore senza risposte: raffigura immagini, suggerisce concetti ma non offre indicazioni prestabilite. Ognuno può contattare le sensazioni che derivano dalla lettura e cogliere ciò che serve per andare a capo (come il titolo della sezione), cioè per ripartire, per iniziare un nuovo periodo.
Le sperimentazioni sul linguaggio riguardano, in maniera metaforica, anche le relazioni e la capacità di una trasformazione. Aprire la mente è l’esito di un percorso psicologico, tramite il quale si può superare la paura, usare la creatività e considerare cosa c’è oltre il velo, cioè al di là dei modelli classici:
imago
imago capovolta colore rosso scuro
edera arrampicata su muro screpolato
atrocità commessa bicchiere mezzo vuoto
riflesso che riappare in lucido fulgore
le porte sono aperte le menti ancora poco
ingresso riservato a chi non ha paura
in fondo immaginare non costa mica tanto
un filo rosso scuro e un’edera che cresce
capovolta imago dell’abbattuto muro
Questo testo sensibilizza il lettore alle minuscole, cioè a capovolgere le immagini, a considerare i diversi punti di vista, anche quelli non tradizionali e inaspettati.
“Un gesto, quello di Enea Roversi, che non è solo presa di coscienza del reale e dei suoi multipli piani di osservazione, ma che è anche adesione completa al linguaggio, meglio ai linguaggi, e alle loro svolte” (S. Comoglio, 2024).
Lo sviluppo di un pensiero anticonformista avviene, nella silloge, tramite la funzione terapeutica della scrittura, nell’ottica della Poesia terapia e della biblioterapia.
Caroline Shrodes individuò “i meccanismi che si generano durante l’applicazione della biblioterapia, spiegando in quale modo la lettura poteva diventare “terapeutica”. Il suo fu un approccio particolare perché partiva dalle diverse teorie sulla personalità, principalmente da quella di Freud. La sua idea era che le dinamiche della lettura non potessero essere considerate come qualcosa di slegato dai processi psichici”. […] “Secondo la sua teoria la lettura poteva essere considerata un’esperienza vicaria, ovvero sostitutiva di un’esperienza reale, ma generatrice dei medesimi meccanismi psichici[2]”.
Attraverso la poesia Enea Roversi considera le problematiche sociali dell’essere umano e di noi
di noi assoluti e muti
del nostro refrattario esistere
a stento resistere inermi
ai nostri amori crudeli
all’indelebile ricordo
avviluppato e madido
di dolci labbra consumate
di noi che dimentichiamo
articolando pensieri e teorie
noi che abbiamo fame
e sete e siamo stanchi
di noi stessi rivissuti
della smania interrotta
di certe vite spezzate
del comporre e scomporre
della voglia di piangere
che prende gli occhi e la gola
di noi petulanti e falsi
noi affranti e timorosi
delle nostre sfide perdute
le discese da affrontare
il peso del lungo termine
di noi solo di noi e poi
un sempre che somiglia a
un mai
Lo scrittore, dunque, affronta temi legati alla solitudine, alla senilità, al caos dell’esistenza e alle difficoltà relazionali, che a volte ci affliggono e che riguardano la natura dell’uomo. Nella poesia seguente possiamo scorgere una motivazione a non arrendersi alla tristezza e alle difficoltà:
le mani
scava con le mani ora scava più forte
per arrivare al centro della terra
al cuore all’essenza al nucleo estremo
cavalca le onde dell’oceano rovesciate
scruta il volo della farfalla al polo opposto
più forte scava più forte con le mani ora
è un fragile abisso il centro ritrovato
è una bocca che mastica l’anima e la sputa
scava più forte dentro lo spazio ignoto
un sipario di nera nebbia si alzerà
a mostrare una sconosciuta dimensione
fatti trovare pronto e prima lavati le mani
Enea Roversi incita a un risveglio emotivo, per reagire al nulla di ogni giorno.
L’autore adopera immagini espressive, che ricordano il mondo del teatro – come “un sipario di nera nebbia si alzerà a mostrare una sconosciuta dimensione”: il senso si trova dopo aver rovesciato gli schemi e attraversato l’ignoto.
Il verbo scavare evoca la metafora archeologica, tipica del processo psicologico di indagine e disvelamento. Per contrastare la “banalità del male che dilaga[3]” è fondamentale scavare per arrivare al cuore dell’essenza e acquisire una nuova centratura su di sé e sugli altri, utilizzando l’umorismo e la fratellanza (“la fratellanza è un’allegoria di strada[4]”).
Secondo Erich Fromm[5] la cooperazione è necessaria per uscire dall’individualismo e dalla competizione: avere degli obiettivi comuni, una condivisione di idee, un confronto proficuo e uno scambio rispettoso, in poche parole il prendersi cura della relazione per evolversi insieme. È indispensabile anche lo sviluppo di un pensiero critico e l’educazione all’essere, ovvero una personalità slegata dalla logica dell’avere[6].
I concetti di Fromm si avvicinano alla poetica di Enea Roversi, in quanto essere sensibile alle minuscole riguarda la capacità di creare nessi e legami e “significa questo: attraversare le crepe del reale distillando da ogni crepa il suo linguaggio, e fare poi in modo che le crepe/linguaggio diventino vasi comunicanti” (S. Comoglio, 2024).
Questo percorso poetico e terapeutico implica una trasformazione e l’apprendimento di una modalità relazionale che guarda (e scava) oltre l’apparenza.
[1] come già nei titoli evocativi di alcune poesie: ad esempio, eco e imago.
[2] Dalla Valle M. (2018) Biblioterapia – storia, modello terapeutico, metodi e strumenti.
[3] confessione in Roversi E. (2024) sensibile alle minuscole.
[4] robin in Roversi E. (2024) sensibile alle minuscole.
[5] Fromm E. (1977) Avere o essere? Arnoldo Mondadori Editore, Milano
[6] Riferimenti al video: script Erich Fromm: libertà, amore, avere ed essere https://www.youtube.com/watch?v=e-GvNh5uc7s
[1] Gestisce il sito www.enearoversi.it e il blog Tragico Alverman.