di Come avete già letto nell’introduzione, mi sono formato “a bottega” dal 1998 al 2018, con il geniale “maestro” Rodolfo de Bernart, verso cui sono profondamente grato e sono oggi, con orgoglio e passione, il direttore dello IAF.F. Lavoro però, anche nel servizio pubblico, occupandomi di casi clinici complessi come medico, psichiatra e psicoterapeuta per le dipendenze dal 2003. Per quanto riguarda l’insegnamento, nella consapevolezza di crescere professionalmente con, ed anche grazie ai miei allievi, sono da molti anni docente di didattica sistemico-relazionale; ho insegnato anche Psichiatria, come professore a contratto, per qualche anno all’Università di Firenze, che purtroppo ho dovuto abbandonare per mancanza di tempo. Grazie alla passione di viaggiare, con “il cuore” e con “la mente”, rappresento, dal 2014, l’Italia al World Council for Psychotherapy, nel direttivo internazionale, ho ottenuto poi, nel 2018, il diploma di Fellow in Psychotherapy. A livello nazionale, invece rappresento l’AITF (Associazione di Istituti di Terapia Familiare) nel direttivo della FIAP (Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia). Sono sposato con Silvia, un’artista, e ho una bellissima bimba Giulia e talvolta le trascuro un po’ perché amo molto il mio lavoro in tutte le sue sfumature. Ritengo che lo psicoterapeuta, che si forma nel nostro Istituto, debba essere capace di farsi carico della propria storia personale e attraverso un uso professionalmente maturo del proprio sé, “comprendere” i pazienti che incontra, deve quindi accedere ad un livello di evoluzione professionale che dialoghi con quella personale. Credere che si possa portare avanti questa professione solo in senso tecnico è, a mio avviso, un errore di prospettiva. Il “comprendere” e il curare sono profondamente legati, sia che questo riguardi l’individuo, sia che riguardi la coppia che la famiglia. La formazione nel nostro Istituto prevede quindi la necessità di sviluppare, una attenzione all’altro ed agli altri profonda, per diventare terapeuti capaci di produrre “speranza”, quella “speranza che vede l’invisibile, tocca l’intangibile e raggiunge l’impossibile” (da Anonimo).